15 settembre 2011

"Cosa può fare il governo per creare occupazione"

Peter Schiff

Come primo post per inaugurare il blog riporto il discorso che Peter Schiff, Amministratore generale della Euro Pacific Capital Inc. e della Euro Pacific Precious Metals. Schiff imprenditore e uomo politico è noto per essere un contestatore delle politiche fiscali restrittive ed un conoscitore della Scuola Austriaca di economia, alla quale fu introdotto dal padre Irwin Schiff, figura prominente del movimento di contestazione fiscale americano. Le sue tesi nette e dure offrono uno spunto di riflessione sull'operato dei governi e le distorsioni del sistema economico attuale. Buona lettura ~~~





Audizione di Peter D.Schiff

Offerta alla Commissione Parlamentare con delega alla riforma governativa ed alla supervisione degli aiuti economici.

13 Settembre 2011


Signor presidente, Signori membri anziani e voi tutti distinti membri di questo consesso. Grazie per avermi invitato qui oggi per offrirvi il mio parere su come il governo possa promuovere la ripresa dell'economia Americana, da quella che è senz'altro la peggiore crisi a memoria d'uomo.

Nonostante la comprensibile propensione umana che spinge il governo ad aiutare gli altri, la spesa governativa non è fonte produttiva di occupazione. Infatti molte misure attualmente sotto esame dell'Amministrazione e del Congresso distruggeranno sistematicamente posti di lavoro. Queste misure devono essere fermate. Mentre sarà semplice costatare come i programmi governativi volti alla creazione di specifici posti di lavoro possano funzionare grazie alla spesa in deficit del governo,sarà difficile percepire gli effetti distruttivi che questo spostamento di capitali e risorse avrà sugli altri posti di lavoro. Altrettanto difficile sarà notare quanto i crescenti deficit di bilancio minino la vitalità dell'economia distruggendo contemporaneamente posti di lavoro.

In un libero mercato i posti di lavoro sono creati dalle aziende a scopo di lucro con accesso al capitale. Sfortunatamente le tasse governative e la regolamentazione diminuiscono i profitti, mentre la spesa in deficit e i tassi di interesse tenuti artificialmente bassi, inibiscono la formazione del capitale. Il risultato è un alta disoccupazione che probabilmente continuerà ad aumentare fin quando non si verificherà un inversione di tendenza.

E' mia convinzione che un dollaro di spesa in deficit faccia molto più danno all'occupazione rispetto ad un dollaro di tasse. Questo perché le tasse (specialmente quelle che colpiscono le classi di reddito medie e basse) hanno un forte impatto sulla spesa, mentre il deficit agisce direttamente sui risparmi e gli investimenti. Contrariamente alla convinzione sostenuta da molti economisti la spesa non genera alcuna crescita economica. I risparmi e gli investimenti sono ben più determinanti. Qualsiasi programma che dirotti il capitale verso il consumo allontanandolo dal risparmio e dagli investimenti diminuirà la crescita e l'occupazione future.

Creare lavoro è facile per il governo, ma non tutti i lavori hanno eguale valore. Pagare le persone per scavare fossi e per riempirli non produce nessun beneficio alla società. In definitiva questi "posti di lavoro" indeboliscono l'economia sprecando i fattori di produzione. Noi non vogliamo occupazione per la gloria del lavoro, bensì per il valore in beni e i servizi che essa produce. Se avesse una tipografia, il governo potrebbe dare lavoro a tutti, come successe in Unione Sovietica. Ma se questi lavori non sono produttivi, e i posti di lavoro statali raramente lo sono, la società non ne trae giovamento.

Il discorso vale anche per le tanto decantate "spese infrastrutturali". Qualsiasi finanziamento diretto alle infrastrutture impoverisce l'economia di risorse che avrebbero potuto sostenere progetti che il mercato avrebbe ritenuto di maggior valore economico. Le infrastrutture possono migliorare un economia nel lungo termine, ma solo se gli investimenti riescono ad aumentare la produttività più del costo del progetto stesso. Nel frattempo, i costi in infrastrutture sono fardelli che un economia deve reggere, non un mezzo di per se.

Sfortunatamente la nostra economia è così debole ed indebitata che semplicemente non possiamo permetterci molti di questi progetti. Il lavoro e le altre risorse che verrebbero distolti per finanziarli sono estremamente necessari altrove.

Nonostante sia etichettato come un "programma per l'occupazione", la nuova iniziativa da 447 miliardi di dollari annunciata ieri sera dal Presidente Obama è semplicemente un altro programma di stimolo economico "mascherato". Come tutti i precedenti programmi di stimolo che sono stati immessi nel ciclo economico negli scorsi tre anni, questo giro di "presta e spendi" agirà più da sedativo che da stimolo per l'economia. Sono convinto che ad un anno da oggi ci saranno ancora più disoccupati in America di quanti non ce ne siano adesso, il che porterà al varo di ulteriori stimoli economici che renderanno la situazione ancor peggiore.

Il Presidente ha dichiarato che le spese del piano saranno "coperte" e che non ci saranno ulteriori aumenti del deficit. Convenientemente, non ha offerto nessun dettaglio su come questo risultato verrà raggiunto. Quasi certamente verranno rilasciate indicazioni "non vincolanti" nelle quali sarebbero i futuri parlamenti a "pagare" queste spese tagliando i bilanci nei prossimi cinque anni o dieci anni. Nel frangente il denaro per l'incentivo dovrà venire da qualche parte. Dunque o il governo intende prenderli a prestito legittimamente dai privati, o la Federal Reserve dovrà stamparli. In entrambi i casi gli effetti collaterali derivanti da queste pratiche danneggeranno la crescita economica e l'occupazione abbassando il tenore di vita degli Americani.

Non ci sono dubbi che una certa quantità di posti di lavoro verranno creati da questo programma. Comunque sarà molto difficile capire quanti lavori verranno distrutti o impediti. Un esempio concreto : I 4000 $ di credito di imposta per assumere lavoratori disoccupati da meno di sei mesi. Il sussidio potrebbe avere poco influsso sulle fasce più alte del mercato del lavoro, ma questo potrebbe avere un impatto molto forte sui lavori a basso reddito che invece di aumentare potrebbero incentivare il fenomeno del turn-over.

Dato che un datore di lavoro deve impiegare il lavoratore per almeno 6 mesi per ottenere il credito, per un lavoratore a tempo pieno, il credito riduce il salario minimo da 7.25 $ a 3.40 $ l'ora per un impiegato semestrale. Sicuramente i posti di lavoro a salario minimo non sono molto appetibili per chi gode del sussidio di disoccupazione, la convenienza dell'operazione può creare qualche opportunità per gli adolescenti ed alcuni lavoratori de specializzati a cui sta per scadere il sussidio. Comunque la maggior parte di questi lavori finirà dopo sei mesi in modo tale che i datori di lavoro possano sostituirli con altri per ottenere benefici fiscali aggiuntivi.

Certamente le cifre si fanno sono ancora più interessanti per i datori che si offrissero di impiegare a tempo determinato con un contratto di minimo salariale un veterano, dato che il suddetto salario si ridurrebbe dal punto di vista dell'impresa a solo 1.87$ dollari l'ora. Se un datore assumesse un "veterano ferito" lo sgravio fiscale di 9.600 $ ridurrebbe il salario minimo semestrale da 9.23 $ ad 1.98 $ di credito l'ora. Questa condizione incoraggerà i datori di lavoro ad assumere "veterani feriti" anche a costo di non fargli svolgere alcuna mansione. Un incentivo del genere potrebbe incoraggiare questi soggetti a collezionare molti posti di lavoro non pagato da diversi datori di lavoro. Per quanto assurdo questo possa sembrare, la storia dimostra che quando il governo vara incentivi, il settore privato è disposto a fare carte false per arrogarsi i vantaggi da essi derivati.

Questa misura, crea incentivi per i datori di lavoro che rimpiazzano gli attuali lavoratori a salario minimo con nuovi lavoratori solo per ottenere benefici fiscali, i lavoratori con bassa qualifica sono facili da rimpiazzare dato che i costi di formazione sono minimi. I lavoratori licenziati potranno ottenere i sussidi di disoccupazione per sei mesi per poi essere riassunti per consentire al datore di lavoro di reclamare il credito fiscale. Il solo problema è che il vecchio lavoratore potrebbe preferire al suo vecchio impiego, i sussidi di disoccupazione prolungati.

Il credito di 4.000 $ per assumere i disoccupati e le esplicite sanzioni discriminatorie verso i disoccupati di lungo periodo, potrebbero portare ad una situazione in cui i datori di lavoro assumeranno i candidati che sono disoccupati da meno di sei mesi. In base alla legge, i datori dovrebbero rifiutare a priori di avere colloqui con i candidati disoccupati da più di sei mesi, per evitare azioni legali per discriminazione.

Il risultato creerà semplicemente classi di vincenti (disoccupati da 4 o 5 mesi) e di perdenti (i nuovi disoccupati ed i disoccupati di lunga data). Ironicamente la legge che vieta la discriminazione dei disoccupati di lungo periodo, renderà più difficile per questi ultimi trovare lavoro.

Oggi, inizio a credere che la iper-regolamentazione del mercato e dell'occupazione, ed un complicatissimo e punitivo codice tributario siano un impedimento alla crescita dell'occupazione tanto quanto lo sono la nostra orrenda politica fiscale e monetaria. Da imprenditore so che politiche di gestione scellerate possono causare infinite conseguenze inattese.

Per come la vedo, qui sono elencati i maggior ostacoli che frenano la crescita dell'occupazione;

1 - Politica Monetaria
I tassi di interesse sono troppo bassi. Il denaro a basso costo crea bolle nei mercati azionari e immobiliari e facilità la creazione della bolla dei debiti governativi. Quando questa bolla esploderà le ripercussioni faranno impallidire lo shock prodotto dalla crisi del 2008. I tassi di interesse devono essere aumentati per portare ad un urgente quanto necessaria ristrutturazione della nostra economia. Senza dubbio un ecosistema di alti tassi causerà delle situazioni critiche nel breve periodo. Ma necessitiamo di passare da un economia "presta e spendi" ad una "risparmia e produci". Questo non può essere fatto con i tassi di interesse ultra-bassi. Nel breve periodo il nostro PIL deve contrarsi. Ci sarà un aumento di disoccupazione transitoria, gli immobili e le azioni perderanno valore, molte banche falliranno. Ci saranno più pignoramenti. Le spese governative dovranno essere tagliate. I diritti dovranno essere tagliati, molti elettori saranno arrabbiati, ma questo ecosistema getterà le fondamenta sulle quali un vero recupero può essere costruito.

Il governo deve permette che questa economia "delle bolle" deflazioni completamente. Il valore degli asset, i prezzi e la spesa deve calare, i tassi di interesse, la produzione ed i risparmi deve aumentare. Le risorse, incluso il lavoro devono essere riallocate fuori da alcuni settori, come quello pubblico, i servizi, le finanze, la sanità e l'istruzione e devono essere dirette verso la produzione, le attività estrattive, i sondaggi petroliferi, l'agricoltura ed altri campi di della produzione. Non possiamo tirarci su a forza di "presta e spendi" dato che la crisi è stata causata da troppo ricorso alle politiche "presta e spendi". L'unica strada è invertire la rotta.

2 - Politica Fiscale

Per creare le condizioni che propiziano la crescita, il governo deve bilanciare il bilancio con maggiori tagli alle spese oltre a riformare radicalmente il codice tributario. Sarebbe meglio se tutte le tasse delle persone fisiche e giuridiche fossero rimpiazzate da una tassa nazionale sulle vendite. La nostra tassazione scoraggia le attività che necessitiamo maggiormente; duro lavoro, produzione, risparmio, investimenti e assunzione del rischio d'impresa. Invece l'attuale sistema predilige i consumi e l'indebitamento, dovremmo dunque tassare i redditi spesi e non i redditi in se e per se. Infatti alti livelli di imposizione sui redditi infliggono gravi danni allo sviluppo dell'occupazione, dato che queste imposte sono generalmente pagate con denaro che altrimenti verrebbe utilizzato per finanziare gli investimenti e la creazione di posti di lavoro.

3 - Regolamentazione

La regolamentazione ha aumentato i costi ed i rischi associati alla creazione di occupazione. I datori di lavoro, sono soggetti ad ogni sorta di oneri, tasse e minacce legali. L'atto di dare lavoro dovrebbe essere facilitato. Invece abbiamo reso tutto più difficile. Infatti, fra i piccoli imprenditori, limitare il numero degli addetti è generalmente un obbiettivo. Questa non è una conseguenza del mercato ma un desiderio razionale da parte degli imprenditori di limitare costi e minacce legali i quali pur preferendo assumere lavoratori, a causa dei vincoli aggiuntivi sono costretti a ricercare migliori alternative.

Nella mia azienda, la normativa mi ha proibito di assumere broker per più di tre anni. Sono stato anche multato per 15.000 $ espressamente per aver assunto troppi broker nel 2008. Nel processo ho dovuto sostenere 500.000 $ di spese legali per mitigare sanzioni ancora più severe per aver assunto troppi broker. Mi è stato proibito di aprire ulteriori uffici. Avevo un piano di espansione che avrebbe creato centinaia di posti di lavoro che la normativa mi costretto a mettere in stand-by.

In aggiunta, i costi accessori della regolamentazione delle security mi ha portato alla creazione di una società di brokeraggio offshore per gestire conti esteri oggi troppo costosi da trattare negli USA. I redditi e il lavoro che sarebbe stato prodotto in America ora viene dirottato all'estero. In aggiunta, sto trasferendo molti lavori di gestione patrimoniale, da Newport Beach, California a Singapore.

Più il Congresso aumenta la pressione fiscale e gli ostacoli, più il mio capitale emigrerà all'estero, creando occupazione e introiti fiscali al di fuori degli Stati Uniti.

Per incoraggiare una vera e duratura crescita del lavoro, la migliore cosa che il governo può fare è rendere più semplice possibile l'assunzione e l'impiego del personale. Questo significa deregolamentare. Questo significa eliminare gli aspetti punitivi delle leggi sul lavoro che provocano un eccessiva cautela da parte del datore di lavoro prima di assumere un dipendente. In parole povere, più facile è il licenziamento, più è probabile l'assunzione.

Alcuni passi che il Congresso dovrebbe fare subito;

A - Abolire il salario minimo federale
Il salario minimo non ha mai aumentato il salario di nessuno, serve solo a tracciare arbitrariamente una linea fra chi è impiegabile e chi no. Come i prezzi, i salari sono determinati dalla domanda e dall'offerta. La domanda di lavoratori è una funzione della produttività dei singoli dipendenti. Fissare a 7.25 $ il salario significa semplicemente che solo i lavoratori il cui lavoro può produrre più di 7.25 $ (più i costi associati alla lavorazione) l'ora possono essere considerati per l'assunzione. Quelli che non raggiungono tale soglia, diventano permanentemente inimpiegabili. Il limite artificiale incoraggia i datori di lavoro a minimizzare le assunzioni ed ad automatizzare il più possibile.

Facendo rientrare molti lavoratori a bassa qualifica (come gli adolescenti) in questa categoria il salario minimo preclude la formazione che fornisce ai lavoratori l'esperienza e l'abilità necessaria per pretendere paghe più alte.

B - Abolizione di tutte le leggi federali anti-discriminazione

Una delle ragioni dell'alta disoccupazione fra le minoranze è il timore di azioni legali nelle quali molti imprenditori (specialmente i più piccoli) possono incorrere avendo a che fare con varie categorie di minoranze protette. La possibilità di incorrere in contenziosi e nelle relative spese processuali, costituisce un fattore fortemente deterrente. Dato che è quasi impossibile per un datore di lavoro controllare tutte le evenienze che possono manifestarsi in un ambiente lavorativo, il rischio di contenzioso è un ipotesi tangibile. Per evitare questa eventualità, alcuni datori di lavoro cercano di evitare queste eventualità continuando a cercare categorie meno a rischio. La causa di queste discriminazioni non è il razzismo bensì il desiderio razionale di limitare i possibili problemi. La realtà è che un vero libero mercato punisce i datori di lavoro che discriminano i lavoratori per fattori esterni da quelli lavorativi, questo perché le aziende che assumono basandosi unicamente sul merito guadagnano un vantaggio competitivo. Le norme antidiscriminazione invece diventano il vantaggio di chi discrimina.

C - Abolizione di tutte le leggi concernenti condizioni di lavoro, straordinari, benefit, ferie e assistenza medica.

Il rapporto di lavoro è una relazione volontaria fra le parti. Più spazio hanno le parti per negoziare ed accordarsi, più è probabile che ci saranno nuovi posti di lavoro. Le regole imposte dall'alto creano inefficienze che limitano le opportunità di impiego. I benefit degli impiegati sono un costo di impiego e i lavoratori di valore hanno tutto il potere di contrattazione che vogliono per ottenere benefici dai datori di lavoro, data la libertà che hanno di ricercare maggiori benefici e migliori salari.

Le aziende che non offrono benefit perderanno impiegati a vantaggio di chi invece ne offre. Come gli impiegati sono liberi di abbandonare il posto di lavoro altrettanto dovrebbero essere liberi i datori di chiudere un rapporto lavorativo senza dover incorrere in costose spese. Le persone non dovrebbero guadagnare diritti perché impiegati così come non dovrebbero perderli perché imprenditori.

D- Abolire i sussidi di disoccupazione prolungati

Oltre ad essere una fonte di guadagno di emergenza, i sussidi di disoccupazione diventano sempre più un disincentivo all'occupazione (anche se tale tendenza diminuisce in caso di lavoratori ad alta qualifica che difficilmente abbandonerebbero opportunità lavorative ben retribuite per godere dei sussidi). Per i lavoratori a bassa qualifica i sussidi sono uno dei fattori principali nel valutare la convenienza di un nuovo posto di lavoro.

Anche se il sussidio paga solo una frazione, dello stipendio che il lavoratore percepirebbe con un lavoro a tempo pieno, la cifra potrebbe essere sufficiente per convincerlo a stare a casa. Dopo tutto, ci sono costi associati al lavoro. Non solo un lavoratore subisce le ritenute e paga le imposte sul reddito percepito, la perdita dei sussidi stessa diventa una sorta di imposta, in più il lavoratore deve pagare le spese correlate all'impiego: trasporto, vestiario, pasti, cura dei figli e la inevitabile perdita del tempo libero (lavori domestici, vita familiare).

Comprensibilmente, molte persone trovano preferibile il tempo libero rispetto al lavoro. Come risultato ogni lavoro che non offre un vantaggio economico maggiore rispetto ai sussidi sarà certamente rifiutato. Questo rende sempre più i beneficiari dei sussidi una classe di soggetti permanentemente disoccupati.
Non è un caso che l'occupazione cresca improvvisamente quando i sussidi scadono per molte categorie di lavoratori. In fatti, molti soggetti cercano di massimizzare i benefici ottenuti dai sussidi e rimangono disoccupati fin quando questi non decorrono. Se devono svolgere una mansione, cercano un lavoro in nero, per non perdere quanto ottenuto con i sussidi. 

Fonte : Euro Pacific Capital Inc.

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